La mia faccia

Ho un problema con la mia faccia. 

Non quando me la porto a spasso. Assolutamente. Non mi imbarazzava nemmeno quando pareva una zucca gialla e bitorzoluta invece di un volto; finché non me la ricordava l’espressione sconcertata di qualche passante, riuscivo addirittura a dimenticarmene.

Non mi mette più a disagio nemmeno lo specchio. Anche se ho più baffi di quanti ne vorrei e la barbetta caprina come quella di mia nonna: diamine, da bambina quanto l’ho presa in giro per quei peli ispidi e diafani, diritti come pali della luce a rovescio. 

Ricordo che, nei mesi successivi al primo intervento, guardarmi riflessa era una tragedia. I medici avevano cercato di prepararmi al malcontento che mi avrebbe afflitta, ma io non avevo concesso loro molta credibilità: avevo dato per scontato che il recupero della funzionalità avrebbe surclassato qualsiasi rammarico estetico. Porca paletta se avevano avuto ragione!

Oggettivamente ero più carina rispetto a prima. Ma nella mia immagine c’era un che di stonato. Un centimetro in meno qua, due centimetri in più di là… Qualcosa, di non pienamente definibile, dal vetro mi parlava e mi diceva che quella lì, non ero io. 

Se con lo specchio pian piano ho fatto pace, con le fotografie sono ancora in guerra. Ammetto che non le rifiuto più indiscutibilmente, come qualche anno fa. Mi accadde una volta di scoppiare in un pianto convulso quando scoprii un mio scatto sul desktop del pc, voleva essere una sorpresa, quanta pena si dette la mia cara amica, che l’aveva inserita con le migliori intenzioni, e non ero nemmeno presa male sussurrò dispiaciuta. 

Forse è per via che, rispetto al riflesso, hanno tutta un’altra tridimensionalità, mi pare che mostrino senza scrupoli quanto questa mia faccia abbia vissuto parecchio più a lungo del resto di me. Il sottomento atono, le narici svergognatamente esposte, gli zigomi da elfo… prima non erano così. E la bastarda dismorfia che mi ha dato tanto affanno, in foto è assai più evidente.

E poi è capitato che un bel giorno mi sia saltata in mente la fantastica trovata di mettermi in piazza con questo blog. E va bene il bla bla bla, che a comporre sono tanto brava, ma mica potevo esimermi dal metterci la faccia (ci ho pensato in verità), lo avrei pubblicato per sentirmi intera, anche lei é una delle mie tante me, per quanto mi abbia fatta tribolare! Ohi ohi, quando è arrivato il momento del primo selfie! Ore e ore a scattare e cancellare scatti, ore e ore a correggere un primo piano per poi comunque cestinarlo…. 

Dopo non vi sto a raccontare quanto, ieri sera finalmente ho postato il mio volto su un social. Colorato di viola per mascherarlo un po’ e con qualche riga quasi di scusa in didascalia, come a volermi giustificare di chissà che. Non è mica giusto che io lo tratti così, ho pensato stamani rileggendo quella frase, mmm… da questo puntiglio cervellotico bisogna che ne esca che, per quanto ancora mi ferisca guardarlo, il mio volto non merita né di essere ritoccato né, tantomeno, di essere tenuto nascosto! Adesso ci scrivo su un pezzo e prima di metterlo in rete lo riempio di selfie, vediamo se funziona.

Pochi minuti appresso avevo la tastiera sotto le dita: “Ho un problema con la mia faccia, non quando me la porto a spasso, assolutamente…”

                                            14 ottobre 2017

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