Da grande

Pare che ad un certo punto io sia diventata grande. Ne ebbi la tragica conferma nel momento in cui, nello spogliatoio della piscina che avevo frequentato regolarmente fin dal giorno in cui era stata inaugurata, una delle ragazzine della squadra agonistica under 14, si rivolse a me dandomi del lei. Che diamine, il lei a me? Mah, sarà che noi livornesi chiamiam bimbi pure i vecchi, sarà che non mi sono mai sentita adulta, o forse che sono stata anziana fin da bambina, ma quell’evidente presa di distanze generazionale, fu davvero un brutto colpo! 

Ahimè, da allora l’andar del tempo non si è mai invertito e l’esperienza si è ripetuta sempre più frequentemente. Alla fine mi sono dovuta abituare, non solo al lei, ma addirittura all’appellativo “signora”, mio malgrado, e comunque testé convinta che l’interlocutore stesse prendendo un abbaglio. Più o meno come quando, all’arrivo dei primi freddi, aspetto sempre un po’ a toglier via le canottiere dal ripiano comodo dell’armadio, che magari l’estate ad andarsene si é sbagliata e, a supplicarla un gocciolino, potrebbe pure decidersi a tornare indietro. Chissà che anche l’infanzia abbia calcolato male i tempi, potrebbe essere, in fin dei conti, qui dentro di me, io non ho mai smesso di sentirmi in qualche modo, ancora un po’ piccina.

Ottobre 2017

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