Colpevole di essere masochista: gli anni della vergogna

Colpevole di essere masochista: gli anni della vergogna

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In un precedente articolo, qualche settimana fa, ho affermato: “…per tanti anni mi sono accuratamente nascosta agli altri e forse un po’ anche a me stessa…”

Non era un nascondersi dovuto al pudore.
Non dipendeva da un bisogno di riservatezza.

Provavo un autentico terrore all’idea che, sia le mie pulsioni, sia le pratiche che mettevo in atto per soddisfarle, potessero diventare di pubblico dominio.

Suppongo che ciò fosse dovuto alla mia incapacità di accettare questo aspetto della mia personalità.
Certo; scuse che giustificassero i miei comportamenti, me ne sono raccontata a decine prima di elaborare il fatto di essere masochista.

Ho sempre avuto un’elevata autostima.
Ammettere pulsioni che esulavano quella che, non solo io, reputavo “normalità”, minava alla base la considerazione che avevo di me stessa.
Associavo il termine masochismo ad un’idea di patologia: riconoscere di esserlo, significava riconoscere di essere malata anzi, più precisamente, matta.

All’epoca tutto ciò non era così chiaro. Adesso posso affermare con certezza quanto fosse profondo il mio disagio di fronte alla possibilità di venir considerata psichicamente instabile.
Dagli altri ma, in primis, da me stessa.

E’ una tendenza comune compatire una persona quando ha una polmonite e invece colpevolizzarla se ha un problema psicologico o, non sia mai, psichiatrico?
Be’, io mi colpevolizzavo.

Catalogavo il masochismo tra le perversioni: era una cosa brutta, sporca, da curare.
In quanto masochista mi sentivo riprovevole, squallida, guasta. Colpevolizzabile, condannabile e punibile.
Come un ladro, un impostore, un assassino.

E, di essere tutto questo, mi vergognavo profondamente.

31 Marzo 2018

3 Comments

  1. Johne567 ha detto:

    whoah this blog is wonderful i like reading your articles. egkgeekgbcbf

  2. mattia ha detto:

    Be è scritto al passato…..

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